PLANTARI BIOMECCANICI
Un Aiuto Utile, ma con Misura
I plantari biomeccanici sono strumenti su misura che si inseriscono nelle scarpe per migliorare il modo in cui i nostri piedi si muovono. Possono aiutare a correggere problemi di postura o di movimento del piede, che a lungo andare possono causare dolori o infiammazioni, soprattutto alle gambe e durante attività come la corsa.
Tuttavia, è importante sapere che questi plantari non sono una soluzione magica e non dovrebbero essere la prima scelta in un percorso di riabilitazione. Vediamo insieme a cosa servono, quando usarli e cosa ci dice la scienza
Cosa sono i plantari biomeccanici?
I plantari biomeccanici sono realizzati su misura per ogni persona, con l’obiettivo di migliorare la funzione del piede e ridurre dolori legati a un appoggio scorretto. Lavorano modificando piccoli aspetti del modo in cui il piede si appoggia al suolo, aiutando così a migliorare anche l’allineamento del corpo.
Non sempre sono la prima scelta nel trattamento
Anche se spesso vengono prescritti, i plantari non dovrebbero essere usati come primo intervento quando si ha un infortunio o dolore. Sono piuttosto uno strumento da integrare in un programma più ampio che comprenda fisioterapia, esercizi mirati e altri trattamenti.
Inoltre, le ricerche scientifiche non sono ancora concordi nel confermare che i plantari siano davvero efficaci nel curare infortuni da soli, soprattutto per chi corre. Spesso i miglioramenti ottenuti non dipendono solo dai plantari, ma da tutto il percorso riabilitativo messo in atto.
I limiti dei plantari nella prevenzione degli infortuni
Anche se l’idea di “correggere” la postura del piede sembra logica, i risultati ottenuti con i plantari non sono sempre prevedibili né duraturi. Le modifiche che riescono a portare nella meccanica del piede sono spesso limitate, e non sempre riducono davvero il rischio di infortuni.
In particolare, non esistono ancora prove scientifiche forti che dimostrino che l’uso dei plantari riduca gli infortuni nei runner o curi problemi biomeccanici nel lungo periodo.
Quando i plantari possono fare la differenza
Ci sono però situazioni in cui i plantari, soprattutto quelli di tipo “di supporto”, possono aiutare molto. In questi casi, non cercano di correggere un difetto, ma di sostenere il piede o di alleviare la pressione in una zona dolorante. Alcuni esempi:
- Metatarsalgia: dolore nella parte anteriore del piede, migliorabile con plantari che distribuiscono meglio il peso.
- Sesamoidite: infiammazione sotto l’alluce, dove un plantare può ridurre il carico.
- Fratture da stress: i plantari aiutano ad alleggerire la zona, facilitando la guarigione.
- Talalgia (dolore al tallone): supporti che scaricano la zona possono dare sollievo in tempi brevi.
Un trattamento completo funziona meglio
L’uso dei plantari può essere utile, ma non deve mai sostituire un percorso riabilitativo ben strutturato. Il trattamento più efficace è quello che unisce diverse strategie: fisioterapia, esercizi per migliorare forza e mobilità, modifiche nel modo di muoversi (ad esempio nella corsa) e, se necessario, anche l’uso dei plantari.
Conclusioni
I plantari biomeccanici sono strumenti validi, ma vanno usati con criterio. Non sono una soluzione universale per tutti i dolori o infortuni del piede e della gamba. Le evidenze scientifiche non confermano che siano efficaci nella prevenzione degli infortuni nei corridori o nella correzione duratura di problemi biomeccanici.
Tuttavia, in alcuni casi specifici come dolori localizzati o fratture da stress, i plantari di supporto possono dare un aiuto concreto e veloce.
Per ottenere i migliori risultati, è sempre consigliato un approccio globale e personalizzato, che includa anche fisioterapia, esercizio fisico mirato e attenzione al modo in cui ci muoviamo ogni giorno.
AUTORE
ROBERTO MONZANI
Fisioterapista OMPT, specializzato in terapia manuale e nella riabilitazione dei disordini muscoloscheletrici